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Complicazioni di altra natura, la nuova raccolta di Gianni Marcantoni

È in uscita la nuova silloge di Gianni Marcantoni, poeta di Cupra Marittima, dal titolo Complicazioni di altra natura edita da Puntoacapo Editrice, collana CollezioneLetteraria, giungendo così alla sua settima pubblicazione. Enigmatico titolo che pone una riflessione su quali e quante possano essere le complicazioni nella loro natura, che ininterrottamente costellano la vita di ognuno. Questa curatissima selezione (di 52 liriche) rappresenta una nuova ricerca letteraria di Gianni Marcantoni, che si presenta sempre più ardua, profonda e complessa, in cui le poesie stagliano su nuovi territori, arsi e corrosi dall'animo umano, nella propria labile presenza. Versi che appaiono più concisi ed essenziali, dove lo scavo interiore apre un varco alla sintesi sulle maggiori tematiche dell'esistenza, spaziando dalla morte all'amore, dall'anima alla solitudine, dalla spiritualità alla coscienza di un essere, che si trova nel mezzo di una società immersa sempre più nel conflitto reciproco fra individui, una battaglia, la vita, a tratti silenziosa, ma pur sempre spietata, che sempre più velocemente macina il sentire umano. Si percepisce dunque una crescente tensione, una sottomissione ad un sistema economico e sociale di disumanizzazione dell'individuo e della propria coscienza. Ma forse – sembra chiedersi l'autore - è l'uomo stesso infondo il solo artefice ed unico responsabile di un sistema oramai in preda alla follia, in cui egli stesso vive schiacciato in una insufficiente lucidità e consapevolezza. Come si legge da un estratto della poesia Tempi duri: “E vivere fa il male, che uccide sempre / come se l'ossigeno non servisse più a nulla; / noi abituali conservatori di retorica / nella sua forma ipocrita, servitori allucinati / dentro una macina instancabile, / protagonisti improvvisati di questa esasperata / esibizione delle lacrime. Tutto un belvedere che si schiude / davanti agli occhi, e non vedere / di che fine al vivere tocchi.”

Il poeta trova una sorta di salvezza nella scrittura dei versi che egli offre al lettore, come possibilità di aprire un sentiero che conduca distante dalle oppressioni esterne ed interne, dunque un modo, la poesia, di lenire - o svelare - una entità che spesso rimane dormiente nella confusione dei tempi.

Si riporta uno stralcio della intensa prefazione di Alessandra Paganardi, curatrice della relativa collana di poesia: "Ciò che attende, dopo tanta ricerca, è il nulla (neppure troppo “solido”, per citare sempre Leopardi) o una solitudine assoluta che il poeta, smarrito persino nel silenzio di un Dio appassionatamente cercato, riesce tuttavia a valorizzare come presenza feconda. “Signore, stavolta verrò da te / e non ci saranno scuse, ci sono parti / del processo che non vanno confuse / e se rimarrà una veduta dietro agli scomparti, / resterò da solo a guardarti, nella mia incertezza.” Scrittura fortemente espressionista, quella di Marcantoni. Non si lascia intimorire da mode e tendenze, non teme di risultare a tratti corrosiva, si lascia infine consapevolmente dominare dal sentimento presente e sa toccare, a seconda dei casi, una gamma molto vasta di corde, dalla nostalgia alla rabbia, dalla rassegnazione al furore. Unica costante, forse, la coscienza – a tratti fiera - di una fragilità che non è personale ma universale, quasi una necessaria testimonianza dell’originario polemos dal quale siamo stati generati: "Fragile la direzione sotto le fioriture scompariva, / ma dentro di me la fine prendeva vita, / come un uccello inerme che spicca il volo / dentro una nicchia dall’aria consumata".

Non rimane quindi che leggere questi nuovi versi che l'autore propone, come rara occasione di ricchezza per la nostra interiorità ed intensa riflessione sul quotidiano sentire, da cui non rischiare di distanziarsi, o distrarsi.



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