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Luca Baiada, da Bestiario

Estratto da Luca Baiada, Bestiario tascabile, Ibiskos Ulivieri, Empoli 2020, pp. 201, euro 15




Il baco, sbucando da un buco,

mi blocca e mi dice sboccato:

«Ti sbrachi con belle battone,

ti allettano il lotto e i tabacchi?

Ti piacciono i baci di bocca

o berci in botteghe di Bacco?»

Rispondo con tatto: «Mio baco,

m’imbambola tutto il baccano,

ma poi mi contento con poco».





Otto ratti intorno al letto

mi atterriscono di notte:

uno tira, l’altro trotta,

tre e altri tre tornano a turno.

Mi tormentano: «Che hai fatto?

Resti, corri, ti ritiri?

Cosa hai detto?» Poi di scatto

si rintanano di sotto.







Allegato al mio messaggio

leggerà, Egregio Dottore,

un mio lungo, ligio omaggio:

è per la Sua giugulare.

Firmato: l’Alligatore.





La seppia passionale

ha sposato uno skipper.

Se lui salpa, spavaldo,

lei lo aspetta sperando:

pela le sue patate,

pulisce i suoi piselli,

ripensa al suo passato,

sospira nei pensieri.

Quando il cuore le scoppia

spezza la solitudine

piluccando supplì;

se poi ne prende troppi

ha pronta una supposta.

Ha sempre un peso in petto,

la seppia, pura sposa.





Rincaso stanco

e incontro solo

l’ornitorinco

ornato d’ori.

Non mi rincorre,

io non gli manco.

Perciò saluto

e ceno fuori.





Però, che vitaccia

la vecchia civetta:

si trucca la faccia,

si stringe la vita,

invita la feccia,

si fotte la notte.




Ora arrivano i varani:

più che vari sono neri,

più che prodi sono pravi,

più che onore son nerbate.

Prima sbranano le vene,

poi domandano: «Davvero

v’è chi narra tali orrori?»

Si puliscono le nari,

si riavviano dondolando.

Finché vinceranno, avremo

avvenire di veleno.




In provincia di Pavia

un piviere fa il prevosto:

ha il piviale e la pianeta,

ha la pieve e canta il vespro.

Per ancelle, prende in prova

le più caste pavoncelle,

purché implumi e pallidine.

Se la prova non gli piace,

il piviere, col pretesto,

prende in prestito da un presule

tre pie rosee paperelle.





«Piacere, pernice,

da lei che si dice?»

«Mi piaccio precisa:

su un ceppo di leccio

m’inciprio un pochino,

poi vado pian piano

cercando un moroso,

purché cuoricino

e un po’ pomicione».





«Nel mezzo del cammin di nostre flotte...»

zufolò la zanzara,

verso la mezzanotte.

Alzai da tre scodelle

sbuffi di zampironi;

e quindi uscimmo a riveder le stelle.




Luca Baiada ha pubblicato sulle riviste L’Area di Broca, Il Gabellino, Almanacco Odradek, Hortus musicus e Secondo tempo. Libri editi: Le parole e la carne: Genova 2001, mai più senza poesia, Antonio Facchin Editore 2002; Le maschere del caos: Nell’ingranaggio armato, Edizioni dell’Oleandro 2002; Arcipelago luce, Edizioni Il Foglio 2003; Corona scalza, Ennepilibri 2005; Bestiario tascabile, Ibiskos Ulivieri 2020. Fa parte del comitato direttivo della rivista «Il Ponte» e del comitato di indirizzo della Fondazione per la critica sociale.






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