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M. Ferrari su Amnesia dell'origine di Sergio Gallo

La nuova raccolta di Sergio Gallo, Amnesia dell’origine, introduce alcune importanti novità nella sua ricerca poetica. E preciso subito il senso della parola ricerca: nessun poeta, oggi, ha caro come Gallo il rapporto con la precisione scientifica della parola: certo, è facile citare Piersanti, Bacchini e altri, ma qui l’originalità è fortemente intessuta nei versi, non è solo la ricerca del mot juste. Il lavoro di Gallo – farmacista, lettore ampio e profondo – assume il suo giusto valore se lo collochiamo all’interno del dissidio – storico, deleterio – fra mentalità umanistica e scientifica.

Se si crede – come credo io, grande estimatore dell’amico Sergio – che la poesia sia una modalità (privilegiata) di comprensione del mondo, un modo per mettere sulla pagina la traccia di un pensiero su noi e sul mondo, allora non si vede la distinzione tra ciò che fa un musicista, un filosofo, un fisico, un chimico e un poeta. Ci si arrabatta (non uso il termine a caso) per capire qualcosa, per dare forma a ciò che abbiamo capito. O che, al limite, pensiamo di aver capito.

Giustamente Fabrizio Bregoli, poeta di formazione per certi versi affine, nella Prefazione sottolinea non solo questo concetto, ma anche il rischio di fare del bric à brac dilettantistico. E questo ha a che fare con la professionalità del poeta (non dobbiamo avere paura della parola).

Poi, il titolo: non ricordare come abbiamo acquisito un ricordo, dice Gallo con acribia in nota. O forse, più semplicemente, fare il punto di una situazione epistemologica in cui siamo persi da qualche parte lungo una curva che pare salire all’infinito ma che presuppone forse una catastrofe. E questo vale come specie e come singoli. Due concetti che Gallo esplora nelle due dimensioni del libro: una appunto di rapporto fra uomo e natura, o fra una mente razionale e una animalità, corporalità, visceralità perduta. E allora possiamo anche banalizzare un Gallo ecologista, alla ricerca di un rapporto con la natura, ma anche di una dicibilità/descrivibilità del reale per aprire territori mentali di relazione. Un Gallo che a più riprese riflette sulla parola, sulla necessità di una “ecologia della mente” (e della parola). O, di converso, possiamo pensare alla sfera personale, ad un Gallo non certo diarista di sentimenti patetici, ma attento e creaturale uomo che cura il sentimento dell’umano, basato sul ricordo e ancora sulla parola (si veda la struggente Ombre che attende ombre eterne, p. 70, o che In abiti cristallini (p. 128) assalta una definizione della memoria. Appunto, parola emblema della raccolta. Per ricordare e sapere chi siamo.


168. Sergio Gallo, Amnesia dell’origine, Prefazione di Fabrizio Bregoli, pp. 144, € 15,00 ISBN 978-88-6679-302-1



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