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Osvaldo Semino, Come faccio a scrivere un racconto?

In fondo avevo letto libri per tutta una vita e, quando dopo quarant’anni di lavoro ho deciso di cimentarmi nella scrittura, mi sono trovato davanti alla prima scelta da compiere. Quale genere?Poesia? No troppo lontana da me. Narrativa? Sì, meglio. Romanzo forse. Ancora troppo difficile per chi è digiuno di tutto e solo volenteroso. Saggio? Troppo specializzato. So di tutto un po’, ma bene di niente. Sì, narrativa non lunga che possa riuscire a controllare che cosa scrivo e come lo scrivo. Il racconto breve potrebbe essere la mia cifra.

Presuppone una sola storia, non più di una, al contrario del romanzo, dove sovente sono anche intrecciate. Il linguaggio dovrà essere sbrigativo, conciso; ogni parola, ogni concetto dovrà essere propedeutico al finale della storia. Già fino dalla prima frase dovrò trovare il “gancio” che a cui il lettore dovrà appigliarsi per sapere o pensare agli sviluppi finali del racconto. Anzi meglio, il titolo dovrà essere il primo motivo di interesse. E poi il linguaggio, scarno, deciso, con descrizioni ridotte all’osso e lasciando andare avanti la storia, magari “non dicendo”, un po’ come fanno quei calciatori che “giocano bene” senza palla tra i piedi.

Bene. Ho stilalo l’elenco dei buoni propositi ma ora quale bugia la racconto perché, se ci pensate bene, il narratore racconta bugie e cerca di renderle verosimili.

Semplice, provo ad ascoltare e guardare quello che ci circonda. Ci sono persone, avvenimenti, situazioni, personaggi che non aspettano altro che di fornire materia per un racconto.


Esempio n. 1. Osservo da un po’, nel mio palazzo, l’inquilino del secondo piano, che si chiama Giorgio Martelli. Ho notato che non lo vedo più da circa una settimana. E sua moglie? Lei si che c’è. Ma è chiaramente a disagio, quando incontra gli altri inquilini. È sempre imbarazzata. Azzardo: forse è successo qualcosa tra i due? Ecco già spunta l’inizio di un racconto. Lo devo tenere a mente.


Esempio n. 2. L’inquilino del quarto piano lavora presso una ditta di spedizioni, un corriere che consegna in tutta l’Italia settentrionale. Due settimane fa ebbe l’incarico di recapitare a destinazione un pacco di libri all’indirizzo di una professoressa della nostra città. Con il pacco nel furgone iniziò a fare le consegne fino al recapito di quella tizia che abitava in un villino dalla parte opposta della città. Quando suonò alla porta venne ad aprire un uomo in accappatoio, a disagio e anche seccato perché era stato interrotto mentre faceva la doccia. È un altro inizio, non credete?


Esempio n. 3. L’altro giorno l’inquilino del primo è andato al mercato ortofrutticolo per acquistare dei cavolini di Bruxelles, ma non li ha trovati. Brutta giornata come inizio. A casa, mentre lui pranzava, il suo gatto ha preso una cavalletta in giardino e gliel’ha messa nel piatto…


Ma è meglio che mi fermi un momento. Non è poi così facile scrivere una storia. Non si tratta sono di riferire ciò che è accaduto, oppure quello che si è osservato di curioso, o cose del genere. Tutto questo può andar bene per fornire l’inizio, lo spunto di un racconto, ma poi bisogna articolare, sviluppare questo spunto, arricchirlo con qualche elemento dell’immaginazione… dare un senso alla trama.


Fermiamoci un attimo. Proviamo a riprendere la storia della scomparsa di Martelli. Che cosa può essergli capitato? Supponiamo che sia stato Martelli a dover recapitare il pacco di libri alla professoressa che abita nel villino periferico. Ma prima di questo episodio è meglio far sapere al lettore che i rapporti tra lui e la moglie negli ultimi tempi sono alquanto peggiorati, anzi sono al limite della rottura. Diciamo questo perché è meglio accumulare elementi che potranno rendere credibile lo svolgimento successivo, cioè, in questo caso che la scomparsa di Martelli sia attribuita da sua moglie a un abbandono del tetto coniugale.

Ma Martelli è scomparso non come crede sua moglie e, come d’altronde aveva minacciato lui stesso la sera prima nel corso del litigio con la moglie, cioè per il fatto che la convivenza era ormai insopportabile, ma perché è successo qualcosa a casa della professoressa.

Allora diciamo che, dietro l’uomo in accappatoio, che ha aperto la porta, era comparsa una donna bionda anche lei in accappatoio, che con modi gentili aveva fatto entrare l’uomo per la consegna dei libri. Dalla cucina proveniva un intenso odore di cavolini di Bruxelles che stavano cuocendo. Allora si potrebbe legare il fatto che l’altro inquilino, aveva cercato al mercato ortofrutticolo i cavolini di Bruxelles e non li aveva trovati perché i due in accappatoio avevano fatto incetta del prodotto alla ricerca del quantitativo di droga nascosto dentro i cavolini dai loro fornitori.

Accidenti, il racconto sta prendendo una piega “gialla”. Forse e meglio che mi fermi. Forse è stato solo un gioco. E avrò vinto se l’editore giudicherà buono questo racconto per la pubblicazione.



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